martedì 30 agosto 2016

“L’amore ti ha trovato” di Simona Friio: passione e dolcezza in una storia dalle mille riflessioni

L'amore ti ha trovato, Triskell Edizioni
“Si siede sul divano e accende la tv. Ci mette più di un quarto d’ora per trovare un programma che non richieda troppa attenzione da parte sua. Fa zapping svogliatamente. Ma io so che è una provocazione. Jonathan spera di attirare l’attenzione della moglie dalla cucina. Sa che lei odia quando si mette a fare così. Ma non importa. È disposto a litigare per la milionesima volta affinché lei parli ancora con lui. La sua lontananza lo sta uccidendo.”
Ester e Jonathan sono giovani e mentre lei è pronta a lasciarsi andare ad una storia d’amore lui è un po’ più restio a causa dell’ultima storia andata male. Ma ci pensa Odino, il cane di lei, a farli incontrare in modo casuale ma determinante. E basta poco perché il loro amore li unisca in modo così forte da portarli al matrimonio.

Ed è ora che le difficoltà aumentano facendo vacillare i loro sentimenti e la vita insieme. A complicare il tutto i genitori di lei e la madre di lui, incapaci di comprendere che talvolta una parola di meno potrebbe giovare alla felicità dei figli. Ma risalire da quel vortice negativo non sarà per nulla semplice.

“L’amore ti ha trovato” (Triskell Edizioni, collana Triskell Romance, luglio 2016) è il nuovo romanzo della milanese Simona Friio, già autrice di “Nontiscordardime” (2015, AIEP editore) e “La ragazza che mise il diavolo nella bottiglia”(autopubblicazione del 2011).

Simona Friio e Brendy Bell
Un romanzo, che può essere letto in formato digitale, in cui l’amore è il vero e unico protagonista, tanto da diventare, in modo originale ed evocativo al tempo stesso, la voce narrante della storia. Un amore personificato che si presenta nella sua essenza più profonda e che non manca di descrive ciò che accade con oggettività.

“L’amore ti ha trovato” è appassionato e appassionante, ben scritto e scorrevole: lo si divora in poche ore. Fa sognare e riflettere sui rapporti di coppia e tra genitori e figli, ma non solo. È l’esempio di come l’amore, quello vero, possa vincere su tutto e tutti. 

Ed è anche un connubio tra antico e moderno, tra la passione dei due innamorati per l’antiquariato, tra castelli medievali e tracce di mitologia germanica.

Facilmente individuabile inoltre la passione dell’autrice per animali e natura e per il design della moda, suo primo mestiere, oltre a quella per la scrittura, l’arte e la storia. 


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Biografia di Simona Friio:


Simona Friio è sposata, vive in provincia di Milano e ha un pastore tedesco di nome Brendy Bell per cui stravede.  Si è diplomata in Designer della moda  ed è appassionata di scrittura, arte e storia. 
Amava disegnare ancora prima di cominciare a scrivere, per cui già da piccola non si separava mai da pennarelli, cere, matite e fogli immacolati. 
La svolta per la scrittura però arriva con uno splendido regalo, una macchina da scrivere Olivetti rossa Ferrari che le ha consentito di dare voce alle storie che voleva raccontare, nonché di alleviare il callo dello scrittore che già aveva a soli sei anni.

Nel 2011 ha auto pubblicato il suo primo romanzo storico: “La ragazza che mise il diavolo nella bottiglia” e recentemente è uscita un'antologia  a scopo benefico dal titolo “Parole tra sogni e ricordi” che contiene il suo racconto “La scia di fiori”.

Legge con costanza romanzi sia di genere storico sia contemporaneo e predilige autrici classiche come la Austen, le sorelle Brontë e la Gaskell.

Amministra un gruppo Facebook dal nome “Gaskell e altri rimedi” che le sta dando grandi soddisfazioni e collabora con diverse case editrici (Edizioni Croce, Jo March, Fazi, Iperborea, Sonzogno) per organizzare giveaway inediti dal punto di vista editoriale.

Ha da poco inaugurato un progetto chiamato “Lettere Amiche” dove i membri del suo gruppo letterario si scambiano a sorpresa delle lettere (lettere vere, con tanto di timbro postale!) dando il via a una emozionante corrispondenza.
Le piace mettersi continuamente alla prova cimentandosi nel decoupage, nel ricamo, nel restauro di vecchi mobili. È appassionata di cake design.
Quest’anno è prevista l’uscita di due romanzi brevi per Triskell Romance e Lettere Animate.
Recentemente è entrata a far parte di un altro progetto per la casa editrice Follie Letterarie, in cui attraverso una App è possibile scaricare brevi racconti da leggere in pochi minuti, StorieInCoda.

Nontiscordardime è il romanzo con il quale ha vinto la prima edizione del concorso letterario indetto da Aiep editore nel 2014. 


venerdì 19 agosto 2016

"Una famiglia piccola così" di Jennifer Arnold e Bill Klein: quando sogni e forza interiore uniscono

“Una delle cose più divertenti della nostra storia è il fatto che le vite di entrambi sono state incredibilmente simili fin dall’inizio. Siamo nati affetti dallo stesso tipo di nanismo e siamo stati seguiti dagli stessi dottori, negli stessi ospedali, a volte perfino negli stessi periodi. Infatti, come scoprirete più avanti, ci siamo conosciuti da bambini. A quel primo incontro ne sono seguiti altri, alcuni mancati per un soffio altri riusciti, che con il senno di poi sembravano davvero troppo incredibili per essere semplici coincidenze. Quando infine è arrivato quello decisivo, abbiamo subito capito di essere anime gemelle destinate a stare insieme.”
A tanti di voi sarà capitato di guardare su Real Time TV il Real Docu “Il nostro piccolo grande amore”, giunto ormai (in Italia) all'ottava stagione.

Per chi non sapesse di cosa si tratta sto parlando della serie che racconta la storia di Jennifer Arnold e Bill Klein, americani entrambi affetti dalla stessa forma di nanismo, sposati, neonatologa lei e imprenditore lui. Nel corso degli anni i due sono stati seguiti dalle telecamere nella vita di tutti i giorni mostrando al pubblico la loro routine, compresi i viaggi intorno al mondo per recuperare i bambini adottati, anch’essi affetti da nanismo, Will e Zoey.

Di recente hanno deciso di scrivere un libro, “Una famiglia piccola così (con un sogno grande da realizzare)” (titolo originale “Life Is Short – No Pun Intended”, traduzione di Francesca Barbanera), edito in Italia dalla Rizzoli nel mese di marzo 2016, e quando l’ho scoperto, un mese fa circa, ho deciso che sarebbe stato una delle mie letture estive.

Consapevole del fatto che potesse esserci il rischio di ritrovare fatti già noti tramite il Real Docu, ho letteralmente divorato le 341 pagine e so che l’avrai fatto anche se non fossi stata a conoscenza in precedenza della serie.

La struttura del libro è molto carina: i capitoli sono scritti ad alternanza da Jennifer e Bill e pur essendo separati dialogano tra di loro: è un po’ come averli davanti agli occhi mentre raccontano le loro vicissitudini. Si parte dalla nascita, per nulla facile per le due famiglie, e subito si viene a conoscenza delle complessità incontrate, fra diagnosi affrettate, o in certi casi inesistenti, e operazioni interminabili e foriere di ansia.

Protagonisti della prima parte del libro il Johns Hopkins Hospital e il dottor Steven E. Kopits, uno dei pochi medici e chirurghi esperti di displasia spondiloepifisaria (quella di cui sono affetti Jennifer e Bill), un’ancora di salvezza per tanti bambini che grazie a lui possono oggi condurre una vita normale, o comunque priva di tutte quelle difficoltà che avrebbero dovuto affrontare in mancanza di determinate operazioni.

Jennifer e Bill crescono, vedono le loro famiglie mutare, intraprendono gli studi superiori e poi quelli universitari e scoprono il mondo con occhi curiosi che talvolta si velano però di lacrime a causa dell’insensibilità della gente. Nonostante ciò i due non si scoraggiano e perseguono i loro sogni nonostante tutto e tutti, mossi per di più da una spiccata e innata intelligenza.


Ci vogliono trent’anni circa prima che i due si conoscano, pur essendoci stati in passato momenti, luoghi e operazioni vissuti in contemporanea. Poi il matrimonio e infine l’adozione dei due bambini oggi loro figli a tutti gli effetti, Will, di origine mongola, e Zoey, di origine indiana. Un nuovo inizio, non privo di difficoltà, ma ricco di amore per la vita e per ciò che questa potrà donare loro di giorno in giorno.

Una storia forte e commovente, l’esempio di due persone che hanno deciso di raccontarsi per aiutare gli altri a coltivare una sensibilità nuova e differente nei confronti di chi spesso viene considerato diverso. 

La loro statura è inferiore alla media e nel corso della loro esistenza hanno subito, e subiranno ancora, diversi interventi chirurgici, ma oltre a questo non vi è niente di diverso in loro e non possono che essere un esempio per tanti.


Un libro che spero leggano, riflettendoci su, in tanti e nel frattempo non ci resta che continuare a seguire la serie su Real Time (o tramite l’app Dplay). 


lunedì 1 agosto 2016

"Un impellente bisogno": l’ultimo racconto thriller del bergamasco Nicola Rocca

Un impellente bisogno
“La carrozza della metropolitana è quasi deserta. Come sempre, a quest’ora. Il seggiolino vicino a me è occupato da un uomo di origine africana. E’ grasso e sporco. I capelli sono un cespuglio crespo. Ha il respiro affannoso e, sebbene non abbia la bocca nella mia direzione, l’odore ripugnante del suo alito invade con prepotenza le mie narici. Deglutisco un nodo di saliva per frenare un conato di vomito. Sospiro e faccio roteare sull'anulare sinistro l’anello d’argento. Ho paura. Perché so che è già successo.”
Sempre più di frequente i telegiornali ci riportano notizie di persone aggredite sui treni o sulle metropolitane. La paura dilaga e ad incrementare i timori, che spesso hanno il retrogusto del razzismo, anche gli arrivi di migliaia di clandestini sulle coste italiane.

Il protagonista di “Un impellente bisogno” (giugno 2016) è proprio uno dei tanti pendolari che quotidianamente usufruiscono dei mezzi pubblici per tornare a casa dal lavoro o dalla scuola. Ma stavolta lui ha paura, una volta a terra si sente osservato, qualcuno forse lo segue e non gli resta altro che proseguire fingendo sicurezza. Poi intravede la porta dei bagno pubblici e ci si infila. E qui accade l’impensabile. L’impellente bisogno deve essere portato a termine, nessuno può cancellare quell’urgenza dalla sua mente. 

“Un impellente bisogno”, tra i vincitori del Premio letteratura italiana LCE 2013, è un breve racconto in cui Nicola Rocca mostra ancora una volta la sua abilità nel creare intriganti situazioni di suspense.

Nicola Rocca
Sono sufficienti poche pagine per immergersi in un’atmosfera da brivido che rievoca una delle tante nostre paure. E con un finale a sorpresa, come sempre negli scritti dell’autore bergamasco, già autore dei racconti “Frammenti di follia”, “Cold case – Il diario degli omicidi irrisolti”, “L’unica soluzione possibile”, “Un ragazzo sveglio” e dei romanzi “Chi era mio padre?” (Silele edizioni, 2014) e “La morte ha l’oro in bocca” (novembre 2015).

Un bel giallo in formato digitale per questa calda estate, da leggere sotto l’ombrellone, all’ombra di un abete in montagna o rilassati sul divano di casa propria, in attesa del prossimo romanzo in uscita a novembre 2016.