domenica 20 novembre 2016

“Animali fantastici e dove trovarli” di David Yates: l’esordio alla sceneggiatura di J. K. Rowling

Locandina 
Sono ormai passati cinque anni dall'ultimo film di Harry Potter (“Harry Potter e i Doni della Morte” – Parte 2, 2011) e certamente in tanti sentiranno la mancanza di quelle suggestive atmosfere tra il gotico e il fantastico.

Proprio per questa ragione le notizie riguardanti l’uscita di “Animali fantastici e dove trovarli” (“Fantastic Beasts and Where to Find Them” il titolo originale) sono state accolte con entusiasmo e finalmente dal 17 novembre è possibile godere nelle sale cinematografiche italiane di questa bellissima pellicola della durata di ben 133 minuti.

A firmare la regia David Yates, autore delle ultime quattro pellicole di Harry Potter (“Harry Potter e l'Ordine della Fenice”, 2007; “Harry Potter e il principe mezzosangue”, 2009; “Harry Potter e i Doni della Morte” – Parte 1, 2010; “Harry Potter e i Doni della Morte” – Parte 2, 2011) che si occuperà anche dei prossimi quattro capitoli della saga.

“Animali fantastici e dove trovarli” è uno spin- off di Harry Potter e nasce tutto da un testo di studio degli studenti di Hogwarts. Nel 2002 J. K. Rowling l’aveva trasformato in un testo reale (con tanto di annotazioni dei tre amici maghetti Harry, Ron e Hermione) dal titolo “Gli Animali Fantastici: dove trovarli”, pubblicato con lo pseudonimo Newt Scamandro e i cui proventi della vendita sono stati devoluti a favore di Comic Relief, associazione inglese a favore dei i bambini poveri. Non vi era una trama vera e proprio, era più un inventario degli animali fantastici che poteva così essere consultato non più solamente dai maghi ma anche dai babbaniIspirandosi a questo la Rowling ha fatto il suo esordio nel mondo delle sceneggiature (presto nelle librerie il libro con la sceneggiatura del primo film) ricreando ancora una volta un mondo bellissimo. 
Locandina 

Stavolta siamo a New York, è il 1926 (circa settant’anni prima delle vicende di Harry Potter), Newt Scamander è un giovane magizoologo espulso da Hogwarts a causa di un incidente causato da uno dei suoi animali. Newt ha sempre con sé una valigetta stipata di animali fantastici (con un incredibile mondo all'interno) e mentre tutti vorrebbero catturare questi animali per eliminarli (temendo che questi possano essere visti dai No - Mag (il nome dato dai maghi statunitensi ai babbani) lui si batte per far comprendere agli altri che questi possono essere addomesticati e che il loro aiuto può essere prezioso. Ma proprio in quel periodo una terribile ed oscura minaccia incombe su New York, i maghi potrebbero essere scoperti e ne scaturirebbe una guerra contro i non maghi, e ad occuparsi di questo è il Magico Congresso degli Stati Uniti d'America con il quale Newt avrà subito a che fare.

Una nuova avventura con nuovi attori e nuovi luoghi da scoprire. Questo è “Animali fantastici e dove trovarli” in cui ritroviamo un sempre eccezionale Eddie Redmayne nella parte del protagonista Newt in compagnia dell’espressiva Katherine Waterston (Porpentina Goldstein) e del talentuoso Ezra Miller (Credence Barebone) che forse ricorderete in “Noi siamo infinito” (Stephen Chbosky, 2012). Senza dimenticare la comicità di Dan Fogler (Jacob Kowalski), l’eleganza di Jon Voight e la presenza della piacevolissima Alison Sudol (cantautrice americana alla sua prima importante prova di recitazione).

“Animali fantastici e dove trovarli” è magico, gli effetti speciali sono davvero ben fatti (da Oscar!) e gli animali risultano per questo molto belli e affascinanti con i loro colori accesi e i comportamenti spassosi.

La pellicola potrebbe essere divisa in due parti, una prima con una sorta di presentazione dei personaggi e degli animali con il loro mondo, nella seconda si va poi al nucleo della trama con la minaccia incombente e tutto ciò che era risultato in un primo momento poco chiaro ora si risolve e comprende in modo completo.

Newt è un personaggio bellissimo, nella sua dolcezza e timidezza, Colin Farrell (l’ambiguo Percival Graves) è tornato in tutto il suo fascino di attore vissuto, e come non innamorarsi di snasivelenotteri e di Asticello! Per non parlare dei costumi (di Colleen Atwood, vincitrice di ben tre Oscar) e della colonna sonora, forse non troppo originale ma azzeccatissima, del sempre grande James Newton Howard.


Perciò se avete amato il mondo della magia di Harry Potter, adorate questo genere di atmosfera e volete trascorrere due ore in un universo che va oltre l’immaginazione, allora è il film per voi! Naturalmente in attesa del prossimo episodio in cui vedremo protagonista Johnny Depp!




venerdì 18 novembre 2016

Dai mezzi pubblici alla “Undici Edizioni”: la storia di Roberto Cibin alla ricerca de “La ragazza del tram”

Roberto Cibin, Maurizio Roccato e Celestino Giuseppe (Undici Edizioni)
Marzo 2016. Pochi minuti a guardarsi sul tram numero 3, un colpo di fulmine, nessuna parola ma la voglia di rivedersi. O almeno da parte di lui, Roberto Cibin, ventisettenne di Sesto San Giovanni che non ha scordato quegli occhi e che da quel momento, dopo averla vista scendere da quel tram, pur non conoscendola, ha tentato in tutti i modi di ritrovare la ‘sua’ ragazza

Come prima cosa stampa seicento volantini con i quali tappezza la città di Milano, poi arrivano le ospitate nei salotti di diversi noti programmi televisivi. Qualche ragazza si è fatta avanti ma non ci è dato sapere, non ancora, se abbia ritrovato Lei.

Ciò che è però è accaduto è che Cibin ha creato una pagina Facebook, seguita oggi da oltre tredicimila persone, e ha ricevuto una proposta editoriale da parte della “Undici Edizioni”, casa editrice fondata dai talentuosi (e a loro volta scrittori) Celestino Giuseppe e Maurizio Roccato, alla costante ricerca di nuovi talenti nel mondo della letteratura (per chi fosse interessato l’indirizzo e-mail è redazione@undici.eu), i quali hanno colto al volo la possibilità di farsi raccontare, e a loro volta di raccontare ai futuri lettori, la storia di questo ragazzo che non ha smesso di sognare neppure per un attimo, che non si è lasciato demoralizzare né impaurire da chi lo ha criticato.

Grazie all’”Undici” Roberto Cibin può finalmente narrare i retroscena, l’eventuale epilogo e tutto ciò che ancora non è stato detto. Può raccontarsi nella sua normalità. 
Roberto Cibin, Celestino Giuseppe

Ognuno di noi potrebbe riconoscersi in questo giovane ragazzo che quotidianamente prende i mezzi pubblici per recarsi presso il luogo di lavoro. La sua non è certamente una storia originale, chissà quanti amori, più o meno platonici, sono nati allo stesso modo, ma a quanti di questi è stata data una voce? Ecco perché questo libro piacerà a tanti, perché Roberto Cibin è reale, è uno come tanti, con l’unica differenza di essere dotato di caparbietà e infinita aspettativa.


Ora non resta che attendere la pubblicazione de “La ragazza del tram. La mia vita oltre il finestrino” (sulla pagina Facebook trovate costanti aggiornamenti) e nel frattempo proseguire a domandarsi come e se questa storia ha ottenuto il giusto finale e, soprattutto, Lei si sarà resa conto degli sguardi di quello speranzoso ragazzo in cerca di amore? O rimarrà per sempre solamente un bellissimo sogno che non vedrà la sua realizzazione? 

“Undici Edizioni” vi risponderà molto presto!






mercoledì 9 novembre 2016

L’imperfetta meraviglia di Andrea De Carlo: dalla Provenza la ricetta per una felice imperfezione

L'imperfetta meraviglia
“Questo fiordilatte contiene l’essenza di cose vissute, o anche solo sfiorate, o immaginate; un insieme di elementi indefinibili e inafferrabili che per lei sono l’essenza dell’imperfetta meraviglia. Però adesso avrebbe un disperato bisogno di riscontri esterni, e qui in gelateria non sta entrando proprio nessuno, né sembra probabile che entri nelle prossime ore. E se non c’è nessuno ad apprezzarla, la meraviglia, che senso ha avuto catturarla, ammesso che ci si riuscita davvero? Chi glielo può dire, se l’ha catturata, o se ha solo preso un abbaglio?”
Milena Migliari e Nick Cruickshank. Gelataia italiana lei, stanca degli uomini e per questo convive da alcuni anni con Viviane, nella splendida Provenza; vocalist dei Bebonkers lui, di origine scozzese, in procinto di sposare Aileen ed impegnato con l’organizzazione del concerto della sua ormai famosissima band. 

Due vite completamente differenti accomunate però dall’aver raggiunto un punto di stallo. Lei adora creare gelati, lo fa con passione e sente che i suoi non sono semplici gelati, bensì esperienze ricche di sensazioni, profumi, sapori, ma non tutti sono in grado di comprenderlo. Viviane era così appassionata ma negli ultimi tempi sorvola su ogni cosa e pare avere in testa solamente l’idea di avere un figlio, per questa ragione presto Milena si sottoporrà alla fecondazione assistita, pur non essendone troppo convinta. 

Nick sta per sposarsi, si tratta del terzo matrimonio, con quella Aileen che inizialmente pareva rispecchiare i suoi ideali di donna, ma ora quella magia è finita, il ritmo è cambiato tra di loro. Fino a quando Milena si ritrova a casa di Nick perché qualcuno ha ordinato alcuni chili di gelato, e qui accade qualcosa, in positivo e negativo, si crea una sorta di vortice che potrebbe sconvolgere la quotidianità di tante persone. 

Un nuovo libro di Andrea De Carlo, anche stavolta tanto atteso. Ne sono passati di anni da quando uscì “Treno di panna” (Einaudi, 1981) ed era il 2014 quando venne pubblicato l’ultimo romanzo, “Cuore primitivo”.

Nonostante l’apprezzamento della critica nei confronti delle ultime opere è probabile che ai lettori fedeli pensassero ancora ai vecchi tempi, a quelle sensazioni provate leggendo “Due di due” (Mondadori, 1989) o “Di noi tre” e sembra proprio che con “L’imperfetta meraviglia” (Giunti, settembre 2016) ci sia riuscito.

Un De Carlo certamente più maturo e consapevole rispetto ai primi libri, ma con quel tocco di sconsideratezza e intensità che mancava da un po’.

L’imperfetta meraviglia” è un cercare di comprendere quegli aspetti della quotidianità che possono portare ad un inevitabile crollo, è l’insicurezza che proviamo quando intorno a noi nulla sembra andare bene, è il sentirci inadatti alla vita che stiamo vivendo. 
Andrea De Carlo

Ma è anche la ricerca di cambiamenti, uno scavare dentro noi stessi, un non voler dare nulla per scontato, un incontro tra anime fragili.

Per quale motivo non dovremmo essere fautori delle nostre scelte? È giusto desiderare cambiamenti quando si è perso l’entusiasmo iniziale? Sono questi alcuni degli interrogativi che ci si pone durante, e dopo, la lettura de “L’imperfetta meraviglia”. 

La meraviglia imperfetta è la vera protagonista, con il suo carattere effimero, con il suo saper sorprendere, con la sua imperfezione.

Trecentosessantotto pagine da divorare, tra le quali è interessante cogliere i punti di vista dei protagonisti, non più giovanissimi, ormai da tempo alle prese con situazioni e scelte non semplici.

“L’imperfetta meraviglia” racconta l’incertezza di due vite, forse le nostre, in ogni caso non risulta complicato immergersi in questa storia dal sapore agrodolce, dalla colonna sonora creata ad hoc da De Carlo, e dal finale che assume toni quasi comici ma ancora una volta spietatamente reale.






martedì 1 novembre 2016

Il consolatore di Jostein Gaarder: tra funerali e lingue nordiche la ricerca del senso della vita

Il consolatore
“La mia salvezza al liceo dello Hallingdal fu però uno stimolante professore di norvegese. Si chiamava Harald Indreeide e veniva da Sunnmøre. Non esagero se dico che fu lui a rendermi quello che sono oggi. Risvegliò il mio interesse per la lingua e la storia della lingua e soprattutto per la cultura norrena, con la letteratura delle saghe e il patrimonio dei vecchi miti, e anche la spilla del nostro costume nazionale. Anche se qui continuiamo a commettere un sanguinoso torto nei confronti degli islandesi. La letteratura norrena non è l’antica letteratura norvegese. È islandese.”
Era il 1994 quando in Italia apparve “Il mondo di Sofia” (Longanesi) del norvegese Jostein Gaarder. In Norvegia venne pubblicato tre anni prima e il successo fu immediato. Il romanzo che raccontava in parole semplici la storia della filosofia non poteva che conquistare il pubblico composto da lettori curiosi. 

Una leggerezza che per la prima volta veniva adoperata per narrare argomenti che così leggeri non erano. Tutti da quel momento hanno potuto approcciarsi alla filosofia e io mi ritrovai ad adoperare “Il mondo di Sofia” come affiancamento a ciò che in quel periodo studiavo al classico in filosofia.

Negli anni ci sono stati altri libri, tutti ben accolti dalla critica, da “Il viaggio di Elisabet” (Longanesi, 1997) a “C’è nessuno?” (Salani, 1996), passando per “La ragazza delle arance” (Longanesi, 2004). 

E dopo alcuni anni eccolo di nuovo nelle librerie italiane con “Il consolatore” (Longanesi, ottobre 2016) e, incuriosita dalla trama, non potevo non leggerlo!

Devo dire che l’ho divorato ma al tempo stesso ho trovato momenti per soffermarmi e riflettere tra un passaggio e l’altro.

“Il consolatore” racconta di Jakop Jacobsen, ex ricercatore dell’università di Oslo, studioso appassionato di linguistica e ora professore, che ha come passatempo quello di andare ai funerali di persone sconosciute in giro per la Norvegia e qualcosa anche in Svezia. Naturalmente prima di presentarsi a questi si prepara leggendo eventuali necrologi e facendo una ricerca per non rimanere impreparato in caso di domande da parte dei parenti del defunto. Jakop è anche stato sposato ma a mettere a prova il loro matrimonio è stata l’amicizia di lui con Pelle, un tipo molto particolare con il quale condivide la passione per la storia delle lingue e con il quale ama consultarsi di frequente. E poi un giorno incontra Agnes, tutto cambia nuovamente e comincia a scrivere per lei una lunga lettera rivelatrice.

Il nuovo romanzo di Gaarder è ancora una volta tutto da scoprire. Jakop è sì uno studioso, un erudito, ma c’è molto altro sotto, qualcosa di imprevedibile e sorprendente.
Jostein Gaarder

“Il consolatore” è la storia di un uomo che fatica ad interagire con gli altri, le convenzioni gli stanno strette, che sia crea una vita tutta sua che in pochi sono in grado di comprendere ma dentro la quale riesce ad essere realmente se stesso.

E poi c’è quella passione viscerale per le lingue, ogni occasione è buona per scoprire l’etimologia di una parola e risalire così alle originarie. Si parla così di norreno, di leggi fonetiche, di lingue germaniche e lingue indoeuropee

E non mancano numerosi riferimenti all'affascinante poema dell’Edda con tutte le influenze linguistiche rintracciabili in esso.

“Il consolatore” è la storia di una solitudine e delle sue conseguenze, del rapporto tra consapevolezza e genialità. Qual è perciò la differenza tra quella che classifichiamo come sanità di mente e la cosiddetta follia
E quanto influisce la morte, il pensiero di essa? Si tratta forse di una sensazione di agghiacciante paura o un avvenimento al quale partecipare?

Insomma un altro bellissimo romanzo di Gaarder del quale godere pagina dopo pagina, sul quale riflettere e nel quale il lettore si troverà anche a ridere, grazie a quel tono ironico, quasi sarcastico, che caratterizza gran parte degli scrittori scandinavi, forse proprio in quanto aspetto della quotidianità.