lunedì 26 giugno 2017

Alla scoperta delle librerie e dei librai indipendenti d’Italia: la Libreria Magna Charta di Stefano Ricci

“Una città senza libreria è un luogo senza cuore.” Gabrielle Zevin
Ci eravamo lasciati con Giampiero Carta e la sua splendida Libreria Paese d’ombre, a Villacidro, cittadina sarda del Medio Campidano, tra cascate marmoree e verdeggianti montagne

Questa volta andiamo invece al mare, più precisamente a Lavinio, frazione di Anzio, a circa cinquanta chilometri da Roma, in via Ardeatina 460.

Le spiagge di sabbia chiara e sottile e il mare cristallino fanno da sfondo alla Libreria Magna Charta, a conduzione familiare, con titolare Stefano Ricci. La libreria, naturalmente indipendente, nasce a Lavinio nell'aprile del 2007 e si contraddistingue per la passione di chi ci lavora. 
Si tratta di un luogo in cui acquistare libri ma non solo. Nasce infatti con l’idea di diventare uno spazio di aggregazione, di scambio di idee, un luogo in cui la cultura è la vera protagonista.

Chi ci è stato ne parla come di una libreria accogliente, con un libraio gentile e competente, e nella quale vi è anche la possibilità di acquistare libri usati in buono stato.
Sono poi molto amati gli incontri che si svolgono con personaggi del panorama culturale. Eventi all'insegna dei libri in grado di coinvolgere piccoli e grandi.

Un nome importante, Magna Charta, per un’attività che promuove quel patrimonio mondiale di conoscenze che fanno sì che le persone continuino a leggere, ad informarsi e che aprano le loro menti a nuove culture, luoghi incredibili e alla condivisione.

Ma lasciamo parlare ora lo stesso Stefano Ricci. Conosceremo meglio questa libreria attraverso le sue parole e sono sicura che al termine della lettura gli sarete grati, se già non lo siete, per l’impegno che quotidianamente assume in questa non semplice, ma fondamentale per tutti noi, impresa.


Benvenuto nel mio blog Stefano. Quando e per quale motivo hai deciso di intraprendere il mestiere di libraio?

Sono sempre stato un amante della lettura e, dieci anni fa, andando in libreria per acquistare dei libri, il proprietario (che conoscevo da vari anni) mi propose di rilevare la sua attività: “Sei il mio miglior cliente e ti vedo bene come libraio”. Io ero in un momento di passaggio; si era appena chiusa un’esperienza lavorativa e così ne parlai a mia moglie la quale, invece di dirmi “Tu sei matto” mi disse “Prova, ti vedo bene come libraio”. A questo punto non rischiando il divorzio mi buttai nell'impresa. Il motivo, come puoi immaginare, è la passione per i libri e la lettura.


Parlaci della tua Magna Charta. Come è, fisicamente, come nasce questo nome e cosa rappresenta per te?

La libreria Magna Charta nasce il 31 marzo 2007 in un piccolo locale di circa 30 m. quadri; dopo nove anni esatti, il primo aprile 2016 la libreria si trasferisce in un ambiente di circa 90 m. quadri, fronte strada e con cinque vetrine; un bel salto in avanti in termini di visibilità e di potenzialità; è un ambiente abbastanza irregolare formato da tre zone rettangolari angolate tra loro più un piccolo soppalco; l’aspetto della libreria, così come è oggi è il frutto di un lavoro di gruppo effettuato con l’intero gruppo familiare. L’idea del nome è venuto a mia moglie; La Magna Carta costituì un importante simbolo di libertà; quella libertà ed indipendenza mentale che la lettura può donare.


Tu e la tua libreria vi trovate a pochi passi dal mare. Tra i clienti vi sono anche turisti? E tra questi vi sono richieste di libri in lingua straniera?

Trovandoci in un posto di mare il nostro lavoro si svolge prevalentemente in estate, ma da dieci anni a questa parte stiamo lavorando per offrire anche nei mesi invernali, alla popolazione locale, l’occasione di scegliersi un buon libro tra gli ultimi usciti o magari una copia di un titolo uscito 40/50 anni fa ed ormai fuori catalogo che il lettore appassionato si va a cercare nella sezione dei libri usati.
Il turismo straniero è abbastanza scarso ho comunque una discreta scelta di titoli fondamentalmente in inglese e sempre nella sezione dei libri d’occasione.


 C’è un genere più richiesto tra i lettori adulti?

Le richieste sono abbastanza diversificate, ma il genere giallo/thriller/noir è senz'altro il più richiesto nella narrativa; nella saggistica direi che si vendono bene testi a carattere psicologico e quelli che si rifanno alle filosofie orientali.



Immagino ti arrivino richieste di ogni tipo ma qual è la più assurda che ricordi?

Francamente non ricordo di aver ricevuto richieste assurde; a volte è capitato di dover cercare testi di difficile reperibilità, ma questo fa parte del gioco ed è anche il bello di questa attività.


Tra le varie attività della tua libreria vi è l’organizzazione di incontri dedicati a scrittori, a periodi della letteratura ben precisi e persino ai bambini. Per citare alcuni eventi di recente Giuseppe Scalici si è occupato di fantasia e disegno, mentre il Prof. Paccagnani ha parlato di letteratura irlandese. Come è nata questa idea e quale riscontro hai al riguardo?

La conoscenza con il Prof. Paccagnani è avvenuta per caso; una mia cliente/amica lavora al Comune di Anzio e seguiva degli eventi sulla letteratura americana organizzati dal professore; ha parlato della mia libreria con Paccagnani il quale si è detto interessato a conoscermi; è iniziata, così una collaborazione che si è concretizzata in due cicli di tre incontri ciascuno sulle Letterature Americana ed Irlandese; dopo la pausa estiva riprenderemo con i grandi autori della Letteratura Francese, Russa e Tedesca. Con Giuseppe Scalici ed Ivana Calabrese abbiamo organizzato dei laboratori di disegno per bambini e adolescenti non dimenticandoci degli adulti che hanno potuto seguire un corso di disegno a loro dedicato. E poi presentazioni di libri, corsi di fotografia, incontri con psicologi e tante altre iniziative per rendere la libreria sempre di più non solo un luogo dove ci sono degli scaffali con dei libri, ma un luogo di incontro e socializzazione dove magari scambiarsi delle idee davanti ad un caffè.



Quanti libri leggi in media in un anno?

Circa uno al mese per me seguendo i gusti personali; per lavoro ne leggerò circa una ventina l’anno in maniera completa più quelli che leggo solo parzialmente per farmi un’idea di quello che vado a vendere per poter dare un consiglio, se richiesto.


L’ultimo libro letto?

“SPQR” un saggio molto interessante sulla storia di Roma e nella narrativa “I fantasmi dell’Impero” un libro molto ben scritto ambientato nell'Etiopia italiana del 1936/37.



Come il diffondersi delle nuove tecnologie ha influenzato il tuo mestiere di libraio?

Ogni mezzo è valido per far leggere le persone, quindi ben vengano gli audiolibri e riconosco la comodità degli e-book, anche se personalmente non mi piacciono, io sono troppo amante della carta, del piacere che provo dal contatto con il libro. Li troverei utili per l’utilizzo scolastico.



Qual è il tuo cliente ideale?

Quello che entra in libreria per il gusto di stare in mezzo ai libri, trascorre del tempo tra gli scaffali con il piacere della ricerca e poi, quando ha trovato qualcosa di interessante (se ha trovato) si ferma a commentare la sua scelta; insomma l’esatto opposto di quello che entra di corsa, chiedendoti “scusi mi dà il libro che si vende di più?”
Purtroppo capita anche questo!



Per quale motivo un lettore dovrebbe preferire una libreria indipendente ad una grande catena?

Per il servizio e la competenza; il mestiere del libraio lo puoi fare se sei un appassionato del tuo lavoro; non è un mestiere semplice, anche se spesso non viene considerato; devi avere una conoscenza di massima di ciò che offri al cliente, spesso ti chiedono dei consigli su cosa leggere o cosa regalare e quindi devi cercare di capire chi hai davanti per scegliere il titolo giusto e fare in modo che il lettore rimanga soddisfatto e magari, come qualche volta capita, torni a dirti quanto è stato apprezzato quel libro che tu hai consigliato; devi, inoltre, essere disposto ad impiegare del tempo nella ricerca di libri non facilmente reperibili. Quindi riassumendo: preparazione e servizio alla clientela, due cose che nelle librerie di catena non sempre si riescono a trovare.



Cos'è ciò che più ami dell’essere libraio, nello specifico di una libreria indipendente?

Il contatto con la clientela, la socializzazione, il piacere di vedere la soddisfazione nel cliente quando riesci a venire incontro alle loro esigenze, il gusto nell'organizzare eventi entrando in contatto con gli autori.



Un augurio per il libraio che ti succederà in questa rubrica?

Che riesca a mantenere sempre alto il livello di entusiasmo necessario per svolgere questo mestiere.


Ti ringrazio Stefano per la tua disponibilità e per ciò che quotidianamente fai con la tua libreria e la tua passione. Non posso che invitare i lettori a farti visita e chissà che prima o poi non capiti anche a me di passare da quelle parti!

Alla prossima libreria italiana indipendente! 

Sito Internet Libreria Magna Charta




giovedì 22 giugno 2017

"Dente per dente" di Francesco Muzzopappa: perché farsi una risata è sempre la migliore delle scelte

Dente per dente, Francesco Muzzopappa
“Perlustro mentalmente ogni istante della scoperta, mi piazzo di fronte alla scena del tradimento e immagino di stringere i pugni e di avere più forza. E mentre mi soffio il naso con il fazzoletto numero quarantuno del mio quinto pacchetto, immagino una versione di me determinata e violenta che risolve la faccenda con una bella carambola di mazzate, una sottospecie di Bruce Lee senza tutina ma con indosso il mio pigiama a rombi.”
Siete stati traditi e vi siete vendicati? Oppure temete di esserlo in futuro e volete capire come restituire la gentilezza? O ancora avete voglia di leggere semplicemente una storia che fa morire dal ridere? In qualunque caso “Dente per dente” (Fazi, collana Le Meraviglie, giugno 2017) è il nuovo esilarante romanzo dello scrittore e copywriter pugliese, milanese di adozione, Francesco Muzzopappa.

Tutto parte da quelle due dita mancanti di Leonardo, dalle prese in giro per questo e dal lavoro come guardiano al MU.CO (Museo d’arte Contemporanea) di Varese, un luogo in cui padroneggiano alcune delle opere peggiori dei più famosi artisti del panorama mondiale (non mancano tra le pagine le foto di tali lavori). 

Poi c’è Andrea, la sua ragazza, cattolica, e perciò devotissima, di sani principi, che non fa sesso, o meglio non più o ancora, per comprendere meglio, non con lui. Andrea onora sempre i dieci comandamenti e questi saranno molto utili a Leo nel momento in cui deciderà di prendere in mano la sua vita e riprendersi ciò che da troppo tempo gli spetta. E, con l’aiuto dell’amico comunista Ivan, mette in atto il suo VEV, il piano Virile e Vendicativo.

“L’opera 24 è CERCHIONAUTA, di Gian Giacomo Giacco. Con il quadrato nel cerchio, l’artista vuole significare la quadratura del cerchio. Un pensiero raffinato che ritroviamo in SEGA CIRCOLARE, la sua opera maggiore.”
Francesco Muzzopappa

Con una storia (non troppo) paradossale Muzzopappa intrattiene e fa riflettere: era da tempo che non leggevo un libro così divertente, di quelli che dopo che li cominci non vorresti più smettere!

Si parla di amore, di arte, di percezione degli altri, di disabilità, di amicizia, di auto, di animali (e al solo pensieri mi viene da ridere!) ma mai in maniera seriosa.

La disillusione provocata da un amore finito in maniera inaspettata si potrebbe, nella realtà, trasformare in qualcosa di negativo mentre in “Dente per dente” muta in 218 pagine (con ben quattro finali dedicate alle scuse) tutte da ridere. 

Nessuno vuole insegnare nulla con questo libro ma certamente può essere l’occasione per comprendere che certe situazioni possono essere prese con leggerezza e che farsi una risata può essere la migliore delle soluzioni.

Una commedia nera con personaggi che più irriverenti non potrebbero essere che non lascerà deluso neppure il più esigente dei lettori.

Un’ottima lettura con la quale rinfrescare questa estate appena iniziata.

Consigliatissimo!

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martedì 20 giugno 2017

"Absence: Il gioco dei quattro": il suggestivo esordio Fazi di Chiara Panzuti in bilico tra incorporeità e follia


Absence, Chiara Panzuti
“Qualcuno, nel mondo, aveva deciso di farmi questo. E non potevano esserci motivazioni di odio o ripicca, perché non avevo nemici. Ero sola, destinata a un cambiamento continuo, e neppure gli amici facevano in tempo a farsi un’opinione su di me. È così dannatamente semplice sentirsi invisibili.”
Avete mai provato la sensazione di essere ignorati da qualcuno? Quando parlate e nessuno sembra ascoltarvi? O quando vi trovate in mezzo a tante persone ma è come se foste soli? E avete mai avuto paura di essere dimenticati dalle persone alle quali tenete? 

Se la risposta è positiva non vi sarà difficile calarvi nelle vite dei quattro protagonisti di “Absence: Il gioco dei quattro” (Fazi Editore, collana LainYA, giugno 2017), il primo capitolo della trilogia di Chiara Panzuti, giovane scrittrice milanese, classe 1988.

Tutto parte con Faith, una sedicenne finita a Londra con la madre in attesa di una bambina, dopo l’ennesimo trasloco. Ma tutto ad un tratto lei non l’ascolta più, la ignora completamente, come se fosse diventata invisibile. È l’inizio di un incubo, nessuno la vede né si ricorda di lei. La stessa madre parla con gli altri come se la figlia non fosse mai esistita. 

Poi l’incontro con un uomo vestito di nero che le consegna delle lenti a contatto, degli auricolari e un biglietto con su scritto 0°13'07''S78°30'35''W, torna a vedere”. Cosa significa tutto questo? E dove il lungo viaggio porterà Faith e i compagni di viaggio, anche essi divenuti invisibili, Jared, Christabel e Scott?

“Absence: Il gioco dei quattro”, genere young adult, è un libro davvero particolare e diverso dai soliti che avete letto fino ad ora. Si parte da situazioni reali facenti parte della quotidianità di gran parte di noi per sfociare in una condizione paradossale in cui niente è come sembra e tutti devono guardarsi le spalle per il timore di perdere anche quel poco che ancora possiedono. 
Chiara Panzuti

“Ero non-vista in mezzo ai non-visti. Perché Jared aveva ragione, alla gente non importava del mondo attorno.”

La parola che resta in mente dopo la lettura è alienazione. Tutto gira intorno a questo, alle paure dell’essere umano, al rischio di essere dimenticati e rimanere soli. È una condizione terribile ma non troppo lontana da ciò che accade nel mondo. 

Grazie alle nuove tecnologie e ai social si ha l’impressione di far parte di una rete senza fine ma siamo certi che la solitudine non si nasconda proprio in ciò?

“Absence” fa riflettere e rabbrividire al tempo stesso e proprio per questa ragione risulta incredibilmente attuale. E cosa rimane infine ai protagonisti e al lettore se non il cercare di avere fede, Faith, nei confronti degli altri, di sé stessi e del mondo che ci circonda, tra sentimenti altalenanti e nuove consapevolezze? 

“Perché? È possibile diventare invisibili? Ed è possibile dimenticare chi ami? Perché? Tornare a vedere. Ma chi ero io? E cosa dovevo vedere esattamente?”

Se perciò avete voglia di leggere qualcosa di diverso (che in alcuni, pochissimi, tratti ricorda “Maze runner – Il Labirinto” di James Dashner, Fanucci Editore), di coinvolgente e sconvolgente, in cui si viaggia in maniera avventurosa per il mondo, allora è il libro per voi.   

E per chi, come me l’ha già divorato, non resta che attendere l’uscita dei prossimi due capitoli, “L’altro volto del cielo” e “La memoria che resta”.

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giovedì 15 giugno 2017

“La ragazza del tram. La mia vita oltre il finestrino” di Roberto Cibin: un colpo di fulmine tra sogno e realtà

La ragazza del tram, Roberto Cibin
“Per un momento che non so quanto duri rimango bloccato, dimenticando di respirare. È a pochi metri da me ma solo ora la noto. La frangia e i capelli lisci scuri le fanno da cornice al viso, che non ha bisogno di un filo di trucco per farsi notare. Anche il giubbino, i jeans e le scarpe nere a stivaletto sono così normali da renderla speciale. Mi ipnotizza nella sua semplicità. Si volta, e i suoi occhi incrociano i miei. Per un istante siamo soli: la folla svanisce, il traffico si ferma, i rumori della città si zittiscono.”
Pubblicato alla fine del 2016 “La ragazza del tram. La mia vita oltre il finestrino” (Undici Edizioni, recentemente 3° classificato al Concorso Nazionale Letterario "Artisti" per Peppino ImpastatoPrima edizione - sezione C - Libro Narrativa Edito) ha fatto discutere tanto. 

Roberto Cibin, l’autore (contabile milanese, calciatore per passione), aveva tappezzato la città di Milano con i suoi volantini alla ricerca di una fantomatica, o almeno così pareva, ragazza incontrata in un tram. Con questi attirò l’attenzione dei media ed ecco quindi che abbiamo sentito Cibin alla radio per ritrovarlo poi persino in televisione.

I più lo hanno giudicato come uno dei soliti interessati al successo, altri l’hanno ammirato per la caparbietà, ma come è andata veramente la storia? Questa ragazza esiste e l’incontro tra i due è avvenuto realmente?

“La ragazza del tram. La mia vita oltre il finestrino” racconta tutto ciò che è accaduto, da prima dell’incontro al dopo, comprese tutte le dinamiche succedutesi per cercare di trovare la ragazza e l’interesse da parte di radio e TV.

Con essi l’ansia di Cibin e la voglia di ritrovare una ragazza vista una sola volta ma rimasta nel suo cuore in maniera indelebile.
Roberto Cibin

“Si dovrebbe sempre procedere con positività, è vero. E infatti, se quella non abitasse in pianta stabile dentro di me, di certo non sarei qui a inseguire quello che sembra sempre più stato un sogno o un’allucinazione.”  

Inizialmente i dubbi sono tanti ma proseguendo con le pagine ci si accorge che non vi è nulla di così irrazionale in tutto questo, se non l’ostinazione, oggi rara, di un ragazzo che vorrebbe solamente conoscere lei e il pentimento di non aver agito prima, frenato dalla timidezza, dall'imbarazzo e dall'incredulità del momento.


E poi vi siete mai chiesti se alla fine lui è riuscito a ritrovare la ragazza del tram? Non sarò di certo io a svelarvelo ma se siete curiosi non vi resta che leggere il libro, una lettura piacevole dal retrogusto dei tempi andati, la dimostrazione che ancora oggi esistono uomini che non si arrendono e che sanno sperare nonostante tutto e tutti.  

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domenica 11 giugno 2017

“La fioraia del Giambellino” di Rosa Teruzzi: il ritorno delle investigatrici milanesi, tra nuove indagini e vecchie sofferenze

La fioraia del Giambellino, Rosa Teruzzi 
“Penso che Vittoria aveva ragione: il suo tempo aveva subito un’accelerazione, come se la ricerca di verità per un’altra donna avesse comportato una crescita per lei. Si alzò e mise il tè a bollire sul fuoco. Era il momento delle scelte adulta, si disse.”
“La sposa scomparsa” (Sonzogno, 2016) mi era piaciuto davvero tanto e sapere, dalla stessa Rosa Teruzzi, in occasione di Tempo di Libri, che era in procinto di uscire il seguito, non poteva che essere una piacevolissima notizia per me.

Posso ora dire, dopo aver divorato “La fioraia del Giambellino” (Sonzogno, maggio 2017) che non vedo già l’ora di leggere il terzo capitolo!

Protagoniste indiscusse sono ancora una volta loro tre, Libera, Vittoria e Iole, madre, figlia e nonna. Un terzetto dai caratteri differenti tra loro ma tutte caparbie e sempre pronte a mettersi in gioco. Ed ancora una volta Vittoria si è fatta convincere da una giovane ragazza in procinto di sposarsi ad indagare sul suo passato, alla ricerca di quel padre mai conosciuto e del quale la madre non hai mai voluto parlare. Iole non potrebbe essere più felice di occuparsi di questo caso, il suo animo da detective ci mette un attimo a manifestarsi nuovamente ma dall'altra parte la nipote Vittoria non è troppo felice di queste iniziative che potrebbero rivelarsi pericolose. Ma lei stessa rischia di cacciarsi nei guai continuando ad indagare sulla morte del padre.

“La fioraia del Giambellino” ci riporta nella Milano del precedente capitolo, in quel casello ferroviario divenuto casa delle protagoniste, realmente presente nel capoluogo lombardo e in via di riqualificazione (con il desiderio di tramutarlo in un luogo in cui incontrarsi e parlare di libri) grazie ad un progetto di Rosa Teruzzi in collaborazione con alcune associazioni di quartiere.
Rosa Teruzzi, ©Rebecca Mais 

Vittoria è un personaggio bellissimo, una donna con mille incertezze, una creatività da esprimere, lo fa principalmente attraverso i fiori e il loro significato, la voglia di vivere un amore da troppo tempo desiderato e sognato ed una solitudine profonda difficile da arginare. 

Vittoria è reale e con essa il mondo che la circonda, un mondo talvolta difficile da comprendere ma anche colmo di opportunità, seppure non sempre positive.

“La fioraia del Giambellino” ha una copertina bellissima, è divertente (come non apprezzare le idee stravaganti della più anziana ed intraprendente del trio, Iole) è coinvolgente e perché no, anche sognante e ricco di fascino.  


In un unico libro si hanno tre visioni della vita, non meno importante delle altre quella della figlia Vittoria, ferma in quella fase in cui si cerca giustizia a tutti i costi, e si ha l’opportunità di scoprire quelle stradine di una Milano troppo spesso stereotipata ma che in realtà nasconde tanti meravigliosi angoli da percorrere con la scrittrice ed eventualmente recandocisi di persona. 

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