domenica 29 ottobre 2017

“Il cacciatore di sogni” di Sara Rattaro: quando storia e narrazione si intrecciano magicamente

Il cacciatore di sogni, Sara Rattaro
“E così, mentre mio fratello e decine di altri passeggeri cercavano di ottenere l’autografo di Diego Armando Maradona, mia madre sfogliava una rivista di viaggi e l’aereo conquistava il cielo, io ho ascoltato la parte più emozionante della storia più bella del mondo, la storia di Albert Sabin, l’uomo che salvò il mondo.”
Esiste una serie di libri che narrano storie di persone divenute famose per diverse ragioni: si può trattare di un personaggio storico, di uno scrittore, di uno scienziato, di un calciatore o altro. Non parlo di semplici biografie ma di libri scritti per bambini o ragazzi, dal linguaggio discorsivo e l’atmosfera sognante. I libri scolastici, a volte noiosi,  possono essere messi da parte e tutti possono scoprire grandi storie con leggerezza. 

Sara Rattaro si è cimentata stavolta con un genere differente dal solito e ha raccontato una storia bellissima, anzi due: quella di Luca, un bambino che sogna di fare il pianista, e quella di Albert Sabin, medico che ha salvato il mondo da quella terribile malattia che era la poliomielite. 

Luca si trova in Spagna con la madre e il fratello e si è rotto una mano. A causa di questo piccolo incidente sono costretti a posticipare il volo del ritorno ed è su quell'aereo che li riporterà in Italia che avvengono due incredibili incontri: uno è quello con Diego Armando Maradona, idolo del fratello, l’altro quello con Bruce, un signore discreto e somigliante a Babbo Natale che racconta a Luca un’incredibile storia, quella di Albert Sabin, lo scienziato che salvò letteralmente il mondo.

Ancora una volta la scrittrice genovese (che con "Splendi più che puoi", Garzanti 2016, si è aggiudicata il Premio Rapallo Carige per la donna scrittrice e che più di recente ha travolto i lettori con L’amore addosso, Sperling & Kupfer 2017) ha utilizzato la sua penna per regalare emozioni stavolta con un libro per ragazzi con bellissime illustrazioni in apertura di ogni capitolo.
 
Sara Rattaro ©Rebecca Mais
“Il cacciatore di sogni” (Mondadori, ottobre 2017) è proprio questo, un insieme di emozioni che scaturiscono dall'incredibile racconto di un uomo che dedicò la sua vita a salvare bambini

E Luca è uno di quei bambini, pieno di sogni che rischiano di frantumarsi prima ancora che questi vengano espressi.

“Il cacciatore di sogni” mostra l’umiltà dei grandi, quelli con la g maiuscola, insegna l’importanza dei sogni ad ogni età, aiuta a riflettere su ciò che oggi diamo per scontato, come i vaccini

Immagino che quest’ultimo non fosse l’intento dell’autrice, ma come non pensare a tutti coloro che di recente si sono rifiutati di vaccinare i propri figli rivendicando la libertà di scelta nelle cure mediche pur consapevoli (oppure no?) delle migliaia di bambini morti a causa di un vaccino che non esisteva?

“Ho appoggiato la testa al finestrino. Non riuscivo a staccare gli occhi della bocca di quell’uomo. Ogni parola, ogni gesto sembravano magici. Ho pensato che non mi sarei alzato da lì nemmeno se in
Albert Sabin
quel momento, seduto nelle prime file, ci fosse stato il mitico Amadeus Mozart. Sarei rimasto lì con Albert e Bruce.”

“Il cacciatore di sogni” è una storia da leggere con occhi di bambino curioso, ma attenzione: una volta superata la prima pagina vi sarà difficile staccarvi prima della fine.

Il desiderio di scoprire cosa accadrà a Luca e chi era questo Sabin che affrontò guerre e tutti coloro che non gli diedero fiducia vi spingerà a leggere questo libro tutto d’un fiato. 

E al termine rimarrete sorpresi, la commozione avrà il sopravvento e ripenserete alle imprese dei grandi della storia, quelli grazie ai quali siamo qui oggi, perché hanno sognato senza smettere mai di farlo.   


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mercoledì 25 ottobre 2017

"Le tre del mattino" di Gianrico Carofiglio: quando padri e figli si ritrovano inaspettatamente

Le tre del mattino, Gianrico Carofiglio
“Quando finì, inseguendo il senso di ciò che aveva suonato in due scale conclusive e malinconiche, scoppiò in un applauso pieno di simpatia. E anch'io applaudii e continuai a farlo finché non fui sicuro che mi avesse visto, perché cominciavo a capire che esistono gli equivoci e non volevo che ce ne fossero in quel momento.”
Primi anni Ottanta. Antonio è un ragazzo al termine del liceo che a causa di un enigmatico problema di salute si ritrova a Marsiglia per sottoporsi ad una visita da uno specialista del posto. Ad accompagnarlo il padre, un uomo con una brillante carriera da matematico che fatica però ad esprimersi con il figlio. Quest'ultimo nutre un profondo rancore nei suoi confronti, in particolare per aver lasciato lui e la madre soli da ormai tanti anni. Marsiglia per Antonio non è altro che una città pericolosa, con nulla di interessante, pur non essendoci mai stato, ma si rivelerà ben diversa da come pensava e soprattutto sarà qui che padre e figlio troveranno finalmente un punto di contatto e l’occasione per conoscersi per la prima volta.

“Le tre del mattino” (Einaudi, ottobre 2017) è l’ultimo romanzo di Gianrico Carofiglio, scrittore pugliese noto soprattutto per i suoi thriller legali che di tanto in tanto ci delizia con romanzi che potrebbero essere definiti di formazione, come in questo caso.

Si tratta di una storia che si fa leggere con molta semplicità ma per nulla banale. Al centro l’esplorazione del mondo di due uomini, uno il giovane Antonio, l’altro l’ormai adulto padre. Il primo alle prese con le decisioni sul futuro e la visione di una vita ancora così poco definita, il secondo ancora attaccato ad una donna, la madre di suo figlio, elemento imprescindibile della sua esistenza nonostante la separazione.

E poi c’è quell'occasione, quel periodo sospeso dall'essenza delle storie lascive francesi, una sorta di limbo in cui tutto potrebbe accadere e all'interno del quale i due riescono finalmente a parlare; tutti i
Gianrico Carofiglio
pregiudizi reciproci svaniscono e si accorgono anzi di avere in comune molto più di quanto avrebbero mai immaginato. E il tempo assume un nuovo valore, si dilata, con la consapevolezza che tutto dipende da questo.

“L’essenziale, spiegò come se ci stesse impartendo una lezione (e in realtà era proprio così), era non lavorare più di quanto fosse necessario, magari solo mettendo da parte un minimo di riserva per le emergenze.”

In qualche modo mi ha fatto pensare al romanzo di Marco Missiroli “Atti osceni in luogo privato” (Feltrinelli, 2015), forse perché il protagonista è maschile, forse perché si parla di altri libri, forse per l’atmosfera che si respira, sebbene si tratti di storie differenti.

Le tre del mattino” è ricco di immagini piacevoli, di frasi belle che ispirano nuove riflessioni. È un viaggio nel mondo maschile, sempre troppo poco sondato nel mondo della letteratura in generale, ed è infine la scoperta di una Marsiglia affascinante, inedita ai più e fuori dal tempo.

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domenica 22 ottobre 2017

IT di Andrés Muschietti: il clown ritorna in vita dopo 27 anni con tanto sangue ma lascia a casa la sua magia

“Stanno stretti sotto i letti, sette spettri a denti stretti.”
Fine anni Ottanta. Siamo a Derry, cittadina americana nello Stato del Maine, in una piovosa e scura giornata. Bill Denbrough costruisce una barchetta di carta per il fratellino Georgie il quale, felice, va in strada per farla navigare spinta dalla pioggia. Fino a quando la barca non finisce in un tombino e nel momento in cui il piccolo si abbassa per vedere se riesce a recuperarla intravede qualcuno, un clown che si presenta come Pennywise, il clown ballerino. È un attimo, il clown gli strappa via un braccio con i denti e lo porta con sé nelle fogne.

Mesi dopo Bill e gli amici Richie Tozier, Eddie Kaspbrak e Stanley Uris si ritrovano dopo l’ultima giornata di scuola e si scontrano con il bullo Henry Bowers e scagnozzi. Ma ci sono anche Beverly Marsh, Ben Hanscom e Mike Hanlon: la prima viene picchiata dal padre, il secondo, obeso, è innamorato di lei, mentre Mike, ragazzo di colore rimasto orfano, lavora nell'azienda di famiglia.
I Perdenti

Tutti loro vedono IT in diverse forme, corrispondenti alle loro più recondite paure, e saranno queste esperienze, oltre alla scomparsa di Georgie, a portare gli amici ad allearsi per sconfiggere l’inquietante clown.

Tra i film più attesi dell’autunno “IT” (USA, 2017, regia di Andrés Muschietti) è già diventato l’horror più visto di sempre negli Stati Uniti d’America e finalmente è uscito, il 19 ottobre, anche nelle sale cinematografiche italiane. Come la maggior parte di voi sapranno “IT” è tratto (piuttosto liberamente direi) dal romanzo del 1986 di Stephen King.

Nel 1990 divenne famosa la miniserie televisiva in due puntate (regia di Tommy Lee Wallace) diventata cult e causa di incubi di milioni di bambini.

Ma possiamo affermare che il film di Muschietti sia rimasto fedele a King? E a quanti è importato questo aspetto? Va subito detto che andrebbero scritte due diverse recensioni, una per chi ha letto il libro (in Italia edito dalla Sperling & Kupfer), una per chi non l’ha letto e non gliene importa nulla.

Per i secondi, probabilmente la gran parte e di età compresa tra i 15 e i 25 anni, si sarà trattato di un film horror con scene sanguinolente e colpi di scena che li ha fatti saltare due o tre volte dalla poltrona. Saranno usciti dalla sala piuttosto soddisfatti ricordando i denti affilati del clown, i bulli che non l’hanno avuta vinta e le battute a sfondo sessuale.

Pennywise
I primi invece si saranno sì accorti dei colpi di scena ma la delusione avrà lasciato la sala con loro. Con questo non voglio dire che si tratti di un film che non merita di essere visto, anzi, ma perché non dedicare maggiore tempo alle scene dei sette amici insieme? Dov'è finita l’atmosfera alla “Stand by me” che si respira nel libro?

Alcune parti sono identiche al romanzo e la scena iniziale con Georgie protagonista è davvero forte e ben fatta. Così come la casa di Neibolt Street è veramente bella, (da fuori) ed esattamente come la si immagina durante la lettura.

Anche gli attori scelti per interpretare i sette amici sono perfetti (Jaeden Lieberher è Bill, Wyatt Oleff è Stan, Jeremy Ray è Ben, Sophia Lillis è Beverly, Finn Wolfhard è Richie, già visto tra i protagonisti di “Stranger Things”, Jack Dylan Grazer è Eddie, Chosen Jacobs è Mike), solo Beverly è forse già un po’ troppo grande. Anche Nicholas Hamilton ha proprio la faccia del pazzo Henry Bowers.

Certamente non era possibile trasporre un romanzo di milletrecento pagine così ricche di dettagli in poco più di due ore di film ma perché modificare inutilmente alcune caratteristiche importanti e rendere tutto troppo frettoloso? Passi il cambio di ambientazione (dagli anni Cinquanta agli Ottanta) ma, per esempio, Mike Hanlon risultava più interessante da orfano e con l’immagine di un nero scampato alla schiavitù? E il lebbroso che sembra uno zombie (finto)?

Neibolt Street
Per non parlare del quadro di Stan (inesistente nel romanzo) che appare come un mix tra una donna di Modigliani e Marilyn Manson!

E la diga, la fionda di precisione, la mitica Silver (che si vede a malapena) e la prova del fumo dove sono finite?

Le scelte di Muschietti sono state senza dubbio dettate dalla scelta di arrivare al più vasto pubblico possibile e concentrarsi sull’horror puro (che poteva però risultare migliore); ma così si ha l’impressione che IT (interpretato dallo svedese Bill Skarsgård) sia il protagonista e il bellissimo rapporto tra i ragazzi va scemando, così con quel sentimento ancestrale ed etereo che avvolge l’intera storia originale.

Ora non resta che attendere la seconda parte (in tanti, da quanto si può leggere, sul web, ignorano completamente l’esistenza di un sequel) che pare uscirà nelle sale nel mese di settembre 2019 e vedremo se il regista argentino sarà in grado di colmare alcuni di questi vuoti.



lunedì 2 ottobre 2017

“eSTREmo inGAnno” di Cristina Vichi: amori e vendette tra streghe bruciate vive e antiche leggende

Estremo inganno, Cristina Vichi
“Si dimenava osservando la paglia ardere sotto i suoi piedi scalzi, si divincolava come un serpente per sfuggire al fuoco. Non voleva che le fiamme si impossessassero di lei, Quello strattonare violento le lacerò la pelle delle caviglie e dei polsi. L’ispida corda si tinse di rosso. Le fiamme danzavano intorno alla giovane e si allungavano per afferrarle i calcagni. Ardevano dal desiderio di abbracciarla e diventare un tutt'uno con lei.”
Era il 1717 quando la povera Katherine venne accusata di stregoneria e bruciata viva sul rogo. Nulla poté far cambiare idea a quei bifolchi per i quali fu sufficiente vedere i capelli rossi, gli occhi azzurri, quel neo vicino all'occhio sinistro e la sua conoscenza delle erbe per decretare la sentenza definitiva. Alcuni millenni dopo, nel 2017, una ragazza di nome Kassy, vive nella stessa cittadina della disgraziata, oggi chiamata, in suo onore, Katherines’ City

Kassy ha diversi tratti in comune con la ragazza del Millesettecento, il colore dei capelli e degli occhi ed è nata lo stesso giorno e quando con la scuola, in occasione dell’anniversario della morte di Katherine, vanno a visitare il castello in cui visse, accade una cosa strana. Kassy sviene e poco dopo si ritrova nei panni di Katherine, nel 1717. Ben presto scoprirà che non si tratta di un caso ma di un piano escogitato dalla stessa Katherine e che tornare indietro potrebbe non essere possibile.


“eSTREmo inGAnno” (autopubblicazione, ottobre 2017) è il nuovo romanzo di Cristina Vichi che questa volta si è cimentata con una 
storia ambientata nel passato, in un periodo storico, il Millesettecento, in cui l’inquisizione era ben radicata in alcuni stati europei e che vedeva operare in America i puritani, particolarmente dediti alla caccia alle cosiddette streghe.

Il genere spazia tra il Paranormal e il Dark Fantasy e il connubio tra i due è molto piacevole e rende la storia e la lettura tutt'altro che pesanti.

La storia è fantastica ma non dispiace il fatto che vi siano elementi storici e che paesaggi e luoghi rievochino atmosfere magiche e d’altri tempi. Lo stesso castello e le stradine del villaggio nel quale si svolgono gran parte delle vicende sono davvero affascinanti e realistici. 

Un libro da leggere tutto d’un fiato, per sognare e sobbalzare ad ogni inaspettato colpo di scena.

Titolo: eSTREmo inGAnno
Autore: Cristina Vichi
Genere: Dark Fantasy, Paranormal.
Editore: Selfpublishing
Pagine: 162
Prezzo Ebook: € 2,99 (aderisce al Kindle Unlimited)
Prezzo Cartaceo: € 8,00
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Biografia di Cristina Vichi:

Cristina Vichi
Cristina Vichi vive a Riccione, insieme al marito e tre figli. Ha sempre amato molto inventare storie, ma dopo la stesura del primo romanzo la scrittura diventa una passione vera e propria. L’incontro con la Editor Emanuela Navone è illuminante, perché le permette di sperimentare l’universo della scrittura con maggior consapevolezza e nuovi stimoli.

Quando si conclude un romanzo non conta solo il risultato in sé, ma soprattutto il percorso che l’autore ha compiuto per arrivare a mettere la parola fine alla sua opera.

Di seguito le sue opere:
“Celeste: L’Ardore di una Donna” (Seconda edizione: 24/07/2016). Romance/Avventura autoconclusivo e prequel di “Celeste: La Forza di una Regina”.
“Destini Ingannati” (Seconda edizione: 06/01/2017). Romance/Mistery autoconclusivo.
“Celeste: La Forza di una Regina” (10/08/2016). Romance/Avventura autoconclusivo e sequel di “Celeste: L’Ardore di una Donna”.
“E se poi te ne penti?!” (01/12/2016). Romance/Humor, autoconclusivo.
“Tander:Dentro di noi l’energia dei Fulmini” (20/05/2017). Urban/Fantasy autoconclusivo.


Blog autrice: Cristina Vichi Autrice