domenica 18 febbraio 2018

“Uomini che restano” di Sara Rattaro: donne fragili e deluse alla ricerca di un cielo comune

Uomini che restano, Sara Rattaro
“La mattina dopo è arrivata. Mi sembrava impossibile. Io avevo vissuto la mia Apocalisse e il sole era sorto un’altra volta. In tutte le parti del mondo, senza esitazione. Ho allungato una mano sulla parte vuota del nostro letto. E l’ho trovata fredda, inoccupata. Era tutto vero.”
Fosca e Valeria, due donne coraggiose prese alla sprovvista dagli imprevisti della vita ed entrambe lasciate dai compagni. Le motivazioni sono differenti ma per nessuna delle due è semplice affrontare queste situazioni, un po’ perché dopo anni credevano di conoscere la persona che stava loro accanto ma anche perché non si aspettavano tanta freddezza e insensibilità.

In comune hanno poi Genova, la città che le ha viste nascere e crescere e che nonostante tutto le lega indissolubilmente a lei. Per una casualità Fosca e Valeria si conoscono, sul tetto di un palazzo che accoglie le loro sofferenze e diventa spontaneo confidarsi, diventare amiche e scoprire poi che Valeria sta combattendo con il cancro e che il suo lui se ne è andato proprio nel momento del bisogno.

“Uomini che restano” (Sperling & Kupfer, febbraio 2018) dopo pochi giorni già alla seconda ristampa, è l’ottavo romanzo di Sara Rattaro, quello che lei stessa definisce ‘della maturità’.

Ancora una volta la scrittrice genovese conquista il pubblico italiano con una nuova storia ricca di emozioni e di spunti di riflessione.

Si parte da un tradimento per compiere poi un flashback nel passato alla ricerca di una spiegazione a ciò che è accaduto. I traditori sono gli uomini, ma i due hanno storie ben differenti e comprendere le loro ragioni sarà complicato, se non impossibile.

Ci sono poi la malattia, le complicazioni del dover ammettere l’omosessualità, la necessità di fingere per portare avanti realtà sempre negate.

“Pensai a quanto sarebbe stato doloroso se fosse capitato a lui.
Certo, io avrei insistito per essere accanto a lui in quel momento, ma noi eravamo profondamente diversi. Lo sono gli uomini e le donne. Noi soffriamo, loro si
Sara Rattaro, ©Rebecca Mais
impauriscono. Promisi a me stessa che lo avrei protetto da tutto questo. Lui e il nostro amore.”


E questa volta c’è anche Genova, la città dell’autrice e quella delle protagoniste di “Uomini che restano”. Sara Rattaro dà voce ad una Genova ferita che riflette gli animi tormentati dei protagonisti.

“Uomini che restano” ribadisce il coraggio delle donne e mostra quello degli uomini, non di tutti ma di quelli che restano con promesse reali, parole sincere e gesti concreti colmi di affetto.

“Una delle poche certezze che abbiamo è che questa vita arriverà alla fine. Quello che possiamo sperare è che nel frattempo sia accaduto qualcosa di veramente speciale.”

“Uomini che restano” si fa divorare, emoziona, provoca rabbia, dolore e conforto nel momento in cui il lettore comincia a comprendere e a prendere in considerazione punti di vista differenti.

Lo stile diretto e sempre riconoscibile di Sara Rattaro colpisce al cuore ancora una volta e dimenticarsi di Fosca, Valeria, Lorenzo e Ale sarà impossibile.

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giovedì 15 febbraio 2018

“Una lettera lunga una vita” di Loredana Limone: l’amore, la passione e il coraggio delle donne

Una lettera lunga una vita, Loredana Limone
“Mario aveva bisogno di una famiglia. Assuntina aveva bisogno di Mario. E desiderava dividere tutto con lui, dal risveglio del mattino, dalla colazione che gli avrebbe preparato ogni giorno; desiderava essere un sassolino e stare sempre nella sua tasca, il manubrio arrugginito della sua bicicletta, il guanciale che accogliesse la sua stanchezza. Fu allora che sviluppò il senso di appartenenza a lui da cui non sarebbe mai guarita.”
Assuntina trascorre una vita serena lontano dall’Italia che la vide nascere e crescere ma un giorno arriva una chiamata che la sconvolge e che la fa tornare indietro nel tempo. Ecco riemergere così quell'antico amore mai sopito, il ricordo dell’adolescenza nella sua Napoli tra gioie e sofferenze fino alla comparsa di quel militare americano che la porterà lontano dall’Italia. 

Gli anni passano e quando il telefono squilla Tina non può far altro che prendere carta e penna e cominciare a scrivere quella lettera d’amore lunga un’intera vita.

“Una lettera lunga una vita” (Edizioni Cento Autori, 2017) è l’ultimo romanzo di Loredana Limone, scrittrice napoletana di adozione milanese nota per la saga di Borgo Propizio tradotta in Spagna, Germania e Bulgaria e insignita di diversi Premi letterari.

Un romanzo al femminile, una storia d’altri tempi che rievoca un’Italia che solo in piccole realtà si è mantenuta tale. Tina è una donna ambiziosa che crede nell'amore, quello più forte e resistente ad ogni distanza. 

Ma la vita è imprevedibile e dovrà fare i conti con ciò e con chi trova sul suo cammino.
Loredana Limone

Un romanzo intenso e commovente che fa riflettere, una donna piena di sogni e aspirazioni che non è mai riuscita a dimenticare quell'amore intenso divenuto col tempo quasi platonico.

Tormento e sofferenza sono tra i protagonisti principali; nello sfondo la guerra con la povertà e la morte. 

E poi Assuntina, detta Tina, che mostra al lettore come si possano trascorrere più di cinquant’anni sentendo la mancanza di una persona, senza darsi pace, desiderando e sperando che qualcosa possa cambiare ma al tempo stesso con la consapevolezza che le vite talvolta si dividono, ma non i cuori.

“Una lettera lunga una vita” è un viaggio dell’anima, una storia di migrazione e coraggio, di amore, di afflizione per ciò che è stato ma non potrà più essere, è emozionante, incredibilmente reale e regala un personaggio femminile che prende un posto importante nel cuore dei lettori.

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giovedì 8 febbraio 2018

“Oltrebosco” di Lorenzo Bosisio: la lotta tra il bene e il male e la paura di essere divorati dalla bestia

Oltrebosco, Lorenzo Bosisio
“I suoi occhi erano così bianchi che sembravano illuminare tutto intorno a loro come piccole lune argentee. Sedevano l’uno accanto all’altra su due massicci rami di un grande albero, a diversi metri da terra. Sotto di loro, nascosta alla loro vista, strisciava in silenzio la creatura che li braccava da tempo. Lui scosse leggermente il capo, non voleva renderla più ansiosa di quanto non fosse già.”
Un ragazzo ed una ragazza, due adolescenti, si ritrovano insieme in un bosco oscuro e inquietante. Non si conoscono e faticano a comprendere il perché si trovino lì. Poi, improvvisamente, si rendono conto di essere osservati e seguiti, una terribile minaccia incombe sulle loro vite ma cosa o chi è? 

Lui ha paura, una paura tremenda mentre lei pare non cogliere appieno la presenza di quella che lui definisce “bestia”. Ma qualcosa gli dice che deve proteggerla, ma perché? E da cosa di preciso? 

Non resta loro che correre e prestare attenzione ad ogni piccolo rumore, persino l’enorme palazzo diroccato potrebbe nascondere delle trappole. Ma lei è così sfuggente e lui fa fatica a comportarsi con gentilezza e senza i suoi soliti scatti d’ira. Chissà se riusciranno a salvarsi…

Oltrebosco” (ottobre 2017) è l’ultimo romanzo di Lorenzo Bosisio, brianzolo classe 1975, il primo pubblicato con la nuova casa editrice La strada per Babilonia incentrata sugli scrittori esordienti e nata dall'esperienza accumulata nel campo editoriale da "Milena Edizioni" e dall'associazione culturale "Destinazione libri".

“Oltrebosco” si presenta come un fantasy e in parte lo è ma, proseguendo con la lettura, molto piacevole e scorrevole, ci si accorge di come la storia rappresenti una metafora della
Lorenzo Bosisio
vita e proprio per questo è adatto sia al pubblico degli adolescenti che a quello degli adulti.

Una storia in bilico tra fantasia e realtà con quest’ultima che tenta in continuazione di prevalere con prepotenza.

“Oltrebosco” mostra quanto possa essere complicato dividersi tra bene e male, con l’amore che si affaccia da uno spiraglio rendendo il tutto ancora più complicato.

Ciò che all'inizio sembra l’avventura di due ragazzi smarriti si rivela poi come qualcosa di più terribile trattando un tema molto attuale.

La poesia si contrappone all'ira, i paesaggi bucolici si tramutano in tunnel bui e spaventosi, nessuno si salverà se non lo desidererà con forza.

Una storia importante, da leggere con leggerezza e consapevolezza al tempo stesso, una copertina davvero bella, pagine arricchite dalle pregevoli illustrazioni di Valentina Brostean.

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domenica 4 febbraio 2018

“Sono sempre io” di Jojo Moyes: Lou sbarca a New York pronta a vivere, amare e fare nuove emozionanti scoperte

Sono sempre io, Jojo Moyes
“Chi era Louisa Clark, a proposito? Ero una figlia, una sorella, perfino una specie di madre per un certo periodo. Ero una donna che si prendeva cura degli altri ma che non sembrava non avere idea di come prendersi cura di se stessa, perfino in questo momento. Mentre la ruota scintillante girava davanti a me, cercai di pensare a ciò che volevo realmente, piuttosto che a ciò che tutti volevano per me. Pensai a quello che mi aveva ripetuto Will, ossia di non vivere accontentandomi dell’idea di un’esistenza piena, ma di vivere il mio sogno fino in fondo.”
Fino a qualche giorno fa non sapevo neppure che sarebbe uscito il terzo capitolo delle vicende di Louisa Clark e ora mi ritrovo a pensare a lei con nostalgia perché anche queste 440 pagine sono volate via rapidamente e chissà se ci sarà un continuo!

Sono sempre io” (Mondadori, 30 gennaio 2018) è forse il romanzo, tra i tre, più bello e in un certo senso completo. Certo, “Io prima di te” (2013) è insuperabile e non si possono dimenticare le lacrime versate per la bellissima storia tra Lou e Will, e anche il secondo (“Dopo di te”, 2016) a me non dispiacque, sebbene non tutti possono dire lo stesso. Per tanti il ritorno di Louisa venne definito una forzatura ma a mio parere non era altro che un voler rievocare Will e comprendere le varie sfumature dell’elaborazione del lutto.

In ogni caso Lou è tornata, più in forma che mai, e comincia una nuova avventura a New York alla ricerca di se stessa. L’avevamo lasciata con Sam con il quale ora dovrà affrontare la relazione e distanza. Nel frattempo ha cominciato a lavorare come assistente di una ricca e giovane donna di origine polacca sposata con un uomo d’affari. 

Deve così abituarsi a serate di beneficienza, a limousines, cibi raffinati e abiti costosi. Non così male
Jojo Moyes
penserete, ma c’è anche l’altra faccia del lusso, quella che prevede che si guardi senza vedere, di parlare ma solo se richiesto, di comportarsi come la società comanda e non come ci si sente. Se conoscete già Louisa immaginerete che non è per nulla facile per lei ma non vanno sottovalutati il suo spirito di adattamento e la dilagante positività.

Accade di tutto in questo nuovo capitolo, la vita di Lou è sempre, se non più, disordinata e lei è la solita eccentrica che ama differenziarsi dagli altri e vestire in maniera singolare (come dimenticare le sue calze a righe gialle e nere!). Lou sta crescendo e tenta di seguire gli insegnamenti di Will, anche stavolta onnipresente. Lo smarrimento è sempre in agguato ma chi più della nostra ragazza inglese può vivere con pienezza ogni momento della sua vita!

Ci sono poi i genitori di Louisa, il nonno, la sorella che finalmente si innamora (e che amore!), Lily che ormai vive con la nonna (la madre di Will), l’amico Nathan e tanti nuovi personaggi, compresa una scorbutica vecchietta che si rivelerà essere molto di più.

Ma non posso dirvi altro. Sono davvero tante le novità e le avventure di Louisa e dopo alcune pagine iniziali forse un po’ lente (ma non lasciatevi scoraggiare, andate avanti!) non vi fermerete più fino alla fine. Jojo Moyes vi farà commuovere ancora una volta, vi farà anche ridere, vi mostrerà una New York incredibile (quella del cosiddetto sogno americano, ma non solo) e vi porterà in luoghi incredibili, biblioteche comprese!

“Non so se fosse semplicemente la gioia di trovarmi circondata dai libri e dal silenzio, ma qui mi sentivo uguale agli altri, quasi invisibile, un cervello, una tastiera, una delle tante persone che cercavano informazioni.”
Non so se vorrei un quarto libro ma sono certa che non dimenticherò Louisa così facilmente e già sento la sua mancanza…  

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sabato 3 febbraio 2018

“Il signor Origami” di Jean-Marc Ceci: il senso dell’esistenza tra silenzi e affascinanti figure di carta

Il signor Origami, Jean-Marc Ceci
“Maestro Kurogiku siede. Da un po’ più di un’ora. In posizione zazen. Davanti a lui c’è un foglio di carta, qudrato. Leggermente sgualcito. Posato su un basso tavolo di legno. Ai suoi piedi la gatta Ima fa le fusa.” 
Il Maestro Kurogiku è partito da giovane dal Giappone portando con sé solo tre piantine di kōzo, il gelso della carta. Si è ritrovato nella campagna toscana, lontano da tutti con la sola compagnia della sua gatta Ima. Fino a quando un giorno arriva un ingegnere che desidera conoscere questo eremita che tutti chiamano “signor Origami” e che ha come intento quello di costruire un orologio con tutte le misure del tempo. Scopre così l’arte del washi, la carta giapponese fatta a mano con la quale il Maestro piega gli origami. E il passato torna insistente svelando fatti ormai lontani mai dimenticati.

“Come comprendere dove si va se non si sa da dove si viene. Come comprendere la semplicità del da dove si viene se non si riesce a comprendere la semplicità delle pieghe di un origami.”

“Il signor Origami” (Salani Editore, ottobre 2017, traduzione di Laura De Tomasi) è uno di quei libri da rileggere più volte nel corso della vita, da riprendere di tanto in tanto in mano ricordando il piacere della prima lettura. Il romanzo d’esordio di Jean-Marc Ceci (autore belga classe 1977, grande conoscitore della cultura giapponese, vincitore in Francia del Prix Edmée-de-La Rochefoucauld e in Italia del Premio Murat) è un susseguirsi di silenzi importanti e profondi.

L’aria che si respira è quella dell’oriente più misterioso e zen, e l’insegnamento è quello di non dare
Jean-Marc Ceci
 

nulla per scontato e di concentrare la propria energia verso ciò che può avere un senso per la nostra esistenza.

“A cosa serve avere, se l’essere ci manca.”

Le parole non servono quando vi è un legame spirituale stretto, ed è ciò che accade tra i due protagonisti che condividono momento importanti dai quali colgono una trasformazione inaspettata e visioni fino a quel momento ignorate.

Pagine piacevoli, leggere e al contempo profonde, un tuffo nell'arte della carta giapponese tra antiche credenze e affascinanti origami, un sogno ad occhi aperti al confine tra leggenda e realtà.

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